Mi chiamo Ivana, ho 27 anni, sono alta, bionda, occhi azzurri, un bellissimo seno di una quarta misura tonda e soda, ventre piatto in un corpo ben strutturato, cosce lunghe e snelle, che culminano in quello che mio marito chiama il mio capolavoro: un culetto a mandolino molto prominente. Sono sposata con Gianni, un bel maschio di un anno più grande di me, alto, con spalle larghe, occhi scuri e i capelli neri, un bel fisico snello e, soprattutto, tra le gambe un membro di ottime dimensioni, sia in lunghezza che in circonferenza. Stiamo insieme da 6 anni, quattro da fidanzati e due da sposati e tra noi l’intesa sessuale è stata subito la cosa che ci ha uniti in maniera indissolubile. Quando l’ho conosciuto, avevo 21 anni ed ero già parecchio “chiacchierata”, perché poco dopo i 16 anni avevo scoperto il piacere di prendere in bocca un bel membro e, l’anno dopo, di sentirgli riempire il mio pancino. Mia madre, che penso sia stata una troia quanto me, si è subito resa conto che a me i cazzi piacevano e allora, grazie alla complicità di una sua amica ginecologa, mi ha fatto subito assumere la pillola, per non correre il rischio di gravidanze indesiderate. A 19 anni ho conosciuto Federico, un maschio maturo, un bel porco sulla quarantina, con un cazzo notevole, che mi ha iniziato ad una pratica che, nel tempo, è diventata la mia mania: l’esibizionismo. A lui piaceva da matti potermi mostrare in ogni occasione; all’inizio nutrivo qualche perplessità, ma quando mi son resa conto che, a mostrare il mio corpo, provocava eccitazione in chi mi guardava, mi faceva sentire orgogliosa e fiera di poter gestire a modo mio il potere della seduzione. Inoltre, quel gioco mi faceva bagnare in una maniera incredibile; mi ritrovavo così eccitata che, a volte, mi facevo scopare da lui, ovunque ci trovassimo. Addirittura, qualche volta, abbiamo anche rischiato di esser sorpresi mentre lo facevamo e lui, da gran porco, ha capito che mi piaceva molto sentirmi osservata mentre mi fotteva, così da iniziarmi a giochi più perversi, come, ad esempio, portarmi in posti dove, mentre lui mi scopava, c’erano maschi che si segavano; questa esperienza è stata per me davvero esaltante. Per quasi due anni, sono stata il suo giocattolo, la sua puttana, il suo trofeo da esibire e, quando purtroppo lui se ne è andato per motivi di lavoro, mi son sentita veramente persa. Dopo circa un mese e mezzo, quasi due, che ero sola, ho incontrato Gianni ad una festa di amici comuni e, poiché avevo molta voglia di scopare, mi son divertita a provocarlo un po’ e, quando mi sono accorta che lui si eccitava moltissimo per quel mio gioco, ho capito che forse potevo aver trovato un valido sostituto del precedente. Quella stessa sera mi ha scopato in macchina, in un parcheggio sotto casa, tra un’infinità di fabbricati con il rischio di esser sorpresi e, quando gliel’ho fatto notare, lui si è messo a ridere e mi ha risposto che la cosa lo avrebbe eccitato ancor di più. Da quel momento siamo diventati inseparabili. All’inizio ero un po’ indecisa a raccontargli le mie passate esperienze, ma quando ho potuto verificare che effettivamente la cosa lo mandava in estasi e, soprattutto, anche a lui sarebbe piaciuto potermi metter in mostra, allora mi son aperta in tutti i sensi ed ho capito di aver trovato in lui il valido compagno dei miei giochi. Se, prima di sposarci, a Gianni piaceva quando mi abbigliavo con abiti succinti e/o trasparenti, dopo il matrimonio volle farmi passare a un livello superiore. Ad esempio, durante la luna di miele, voleva che fingessi di dormire, mentre lui avrebbe chiamato il servizio in camera. Era una cosa sconvolgente far finta di dormire, con il corpo quasi completamente scoperto e gli occhi socchiusi, e vedere lui che si divertiva ad osservare la reazione cui erano sottoposti i ragazzi, che venivano in camera nostra a consegnare l’ordinazione e, mentre cercavano di lanciare occhiate, fingendo indifferenza. Questo mettermi in mostra, seminuda, davanti ad estranei, lo eccitava così tanto che, subito dopo, mi scopava a bestia. Il suo cazzo diventava duro come la pietra e, mentre mi sbatteva, si divertiva a dirmi che ero una troia.
«Senti come è bagnata questa puttanella! Troia, ti sei eccitata a sapere che quel ragazzo, in questo momento, si starà tirando una sega per te! Sei una zoccola esibizionista! Una puttana che ama farsi guardare!»
Ovviamente se la cosa eccitava lui, lascio immaginare l’effetto che faceva su di me. In questi casi, mi piaceva rispondere a tono alle sue affermazioni.
«Certo che mi sono eccitata: guarda come sono bagnata, sapendo che lui mi guardava e che ora si starà facendo una sega, ma, soprattutto, mi son bagnata, pensando a questo mio cornuto, che fa di tutto per mettermi in mostra. Sei un porco ed un cornuto che gode a veder la puttana di sua moglie nuda e concupita da altri maschi: semmai ti piacerebbe anche che mi facessi chiavare.»
Ovviamente quel gioco, unito ai forti giudizi che ci scambiavamo, ci eccitava in una maniera incredibile che ci portava a godere quasi all’istante. Era sconvolgente questo nostro gioco di provocazione reciproca e, nello stesso tempo, mi rendevo conto che, a mettere in mostra il mio corpo, assumevo un grande potere di dominazione nei confronti di altri maschi. Altro luogo dove si metteva in atto quel gioco era la piscina. In genere mi induceva a togliere il reggiseno o, in alternativa, aprirlo al punto che, se qualcuno si trovava a guardarmi da dietro, potevano vedersi le mie tette, fino ai capezzoli. Naturalmente le mie tette enormi erano già oggetto di sguardi ammiccanti e, quando si presentava l’occasione di poter fare a meno della parte superiore del bikini, allora sì che il gioco lo mandava in estasi totale, perché era il momento in cui i miei capezzoli, grossi come fragole e contornati da ampie e scure areole, divenivano, come a lui piaceva definirli, “occhiali da vista” e, il tutto, esercitava e su entrambi aveva un effetto devastante. Dopo una luna di miele abbastanza ricca di emozioni, siamo ritornati alla vita di tutti giorni. Su sua specifica richiesta, ho iniziato ad indossare delle maglie attillate senza il reggiseno, così le mie tette sarebbero state in bella vista e ancor più lo sarebbero stato i capezzoli duri e ben prominenti: anche questo era motivo per me di fortissima eccitazione. Ritornata al lavoro, il mio nuovo look molto audace, non era sfuggito allo sguardo di Mauro, il mio capo, un porco di notevole fama nel nostro ambiente, che subito mi ha chiesto di trasferirmi al suo piano, con l’incarico di sua segretaria personale, con conseguente congruo aumento di stipendio. Avevamo bisogno di soldi, quindi, ho accettato la sua offerta. Naturalmente questo ha suscitato l’invidia e la reazione sdegnata delle colleghe, che mi chiamavano sgualdrina, troia e persino stronza; alcune avevano l’ardire di dirmelo in faccia. Ho riso e ho risposto loro a tono.
«Se aveste avuto il mio fisico, non lo avreste fatto anche voi?»
Quando ho raccontato il tutto a mio marito, senza scomporsi mi ha detto che era l’invidia a farle parlare e, a questo punto, per farle indispettire di più, era il caso che le mie gonne fossero più corte, dovevo iniziare ad indossare calze autoreggenti al posto dei collant, il che, per me, andava bene, dato che ho sempre odiato i collant. Nel mio nuovo lavoro come segretaria, spesso e volentieri, sono chiamata da Mauro nel suo ufficio e, rapidamente, sotto dettatura scrivo lettere da inviare ai clienti. Per farlo mi fa sedere davanti alla sua scrivania, su una sedia che è molto scomoda, quindi mi muovo molto e son sicura che lo fa di proposito, perché così posso mostrare le mie belle cosce belle, che lui scruta con occhi carichi di desiderio: questo mi fa bagnare tanto. All’inizio non ho detto niente di questo a mio marito, perché, da quando siamo tornati dal viaggio di nozze, ogni giorno vuole sperimentare qualche nuova idea per rendermi ancora più troia esibizionista. Dopo le gonne molto corte, i tacchi sempre più alti e le calze autoreggenti da vera troia, ora ha proposto di passare ad un livello superiore; dovrei indossare solo dei perizomi molto sottili, quasi invisibili o, meglio ancora, non indossar niente, così da poter far vedere la mia splendida patatina, parzialmente depilata, perché a lui piace che quella mia parte intima sia comunque adornata di un triangolino di peli al di sopra del clitoride, perché dice che questo lo eccita particolarmente quando me la lecca. Naturalmente mi sono uniformata a tutti, nessuno escluso, questi suoi suggerimenti, cui lui ha fatto seguire una specie di prova con i suoi amici, che sarebbero venuti a giocare a poker venerdì sera, per verificare l’effetto che faceva. Questo mi ha eccitato davvero tanto! Non son riuscita a pensare ad altro per il resto della settimana. Finalmente è arrivato venerdì, la serata del poker. Indossavo una minigonna nuova, molto corta, calze nere autoreggenti con un bel pizzo, niente slip ed un top molto leggero, quasi trasparente privo di reggiseno. In quel modo abbigliata mi sentivo troppo troia e sfacciata. La partita è iniziata alle 20:00 e, alle 23:00, i quattro amici di mio marito non avevano potuto trattenersi dall’infilare le mani sotto la gonna, giusto quel tanto per toccarmi il sedere nudo e, uno di loro, Michele, quello che mi attraeva di più, mi palpava le labbra della figa con le dita, per poi leccarle e pulirle, guardandomi fisso negli occhi mentre lo faceva. Cavolo, ero bagnata da fare schifo! Cinque ragazzi con mio marito, mi dicevano che ero di un sexy da far paura e, intanto, mi stavo godendo non solo i complimenti che mi venivano rivolti, ma, soprattutto, i loro palpeggiamenti.
«Gianni sei proprio un ragazzo fortunato! Hai una moglie quanto mai sexy e davvero provocante. Poi, lasciatelo dire, ha un profumo ed un miele che ti manda in sollucchero. Chissà, forse una sera, dovremmo far giocare anche lei!»
Mio marito rideva contento e mi guardava, mentre notavo quanto i loro cazzi si gonfiavano sotto la stoffa dei pantaloni; ad un certo punto, sono stata anche tentata di allungare le mani, ma, non sapendo come avrebbe potuto reagire mio marito, mi son limitata a lasciarmi toccare dappertutto, perché questa cosa mi stava mandando nell’estasi più totale. Una volta finita la partita di poker, tutti e quattro mi avevano infilato uno o più dita nello spacco della figa diverse volte, ed ero talmente eccitata che, dopo che se ne furono andati, ho afferrato mio marito, l’ho sbattuto sul divano e l’ho scopato, fino a farlo impazzire, cavalcandolo come una vera amazzone. Ero eccitatissima! Mi son divertita a provocarlo e lui mi ha scopato come se non ci fosse un domani.
«Porco! Sei un maiale, porco e bastardo! Se rifai una cosa del genere, ti avverto che me li scopo tutti e quattro i tuoi amici. Sono più maiali di te; hanno avuto l’ardire di masturbarmi in continuazione con te presente! Porco maiale, fottimi, perché ho una voglia pazza di esser chiavata! Infilami il tuo cazzo dappertutto! Sì, lo voglio anche nel culo! Scopami anche il culo, cornuto!»
Ovviamente era molto eccitato anche lui! Mi ha scopato senza riguardo, trattandomi da troia e, quando me lo ha messo nel culo, lo aveva così duro che pensavo sarei dovuta ricorrere al chirurgo.
«Certo che ti scopo, puttana! Quasi speravo che ti lasciassi andare con loro! L’idea di vederti sbattere da quei quattro maiali peggio di me, mi eccita da matti. Sei una troia che, prima o poi, supererà anche quest’ultimo livello! Senti come ti sfondo il culo, puttana?»
Dopo aver dato sfogo alla nostra sconvolgente libidine, mi ha lanciato un’ennesima provocazione.
«Ti sfido ad indossare questo abbigliamento da zoccola per andare al lavoro, lunedì. Ma scommetto che ti tirerai indietro: è troppo esagerato!»
L’ho guardato dritto negli occhi e mi son resa conto che non stava scherzando.
«Ok, accetto la sfida! Ma sia ben chiaro che, se vinco, tu farai una cosa a mia scelta, senza discutere! Inoltre mi va di sapere cosa accade se il mio capo mi vede vestita così, da troia: come minimo me lo sbatte in bocca!»
Lui mi ha guardato per un attimo in silenzio, poi la sua risposta mi ha inorgoglito non poco.
«Va bene, accetto la scommessa: se vinci tu, io farò qualsiasi cosa vorrai, a tua scelta; ma, se vinco io, anche tu dovrai sottostare ai miei voleri, senza rifiutare! Se poi il tuo capo te lo infila in bocca o ti scopa, questo è affar tuo. Sei libera di decidere e fare come vuoi! Chissà, magari ci scappa anche un bell’aumento di stipendio!»
Il lunedì mattina sono uscita per andare al lavoro trenta minuti dopo di lui, per non fargli vedere cosa avrò indossato. Decido di accettare la sfida e metto un top piuttosto carino, ma la stessa minigonna e calze nere, senza mutandine; cosi il mio capo avrebbe avuto a portata di mano la mia figa semi depilata. Non appena sono arrivata alla mia scrivania, Mauro era già lì e, appena mi ha visto, mi ha convocata nel suo ufficio, dicendo che aveva delle lettere da spedire. Così ho preso penna e blocco e l’ho seguito nel suo ufficio. Ho iniziato in modo molto professionale, a scrivere le lettere sotto sua dettatura, ma quando mi son spostata sulla sedia ed ho aperto un po’ le gambe, solo per un secondo, lui si è bloccato e mi ha chiesto dov’era arrivato, avendo perso il filo. Non riusciva a ricordare cosa stesse dicendo ed ha dovuto chiedermi di rileggere quello che avevo scritto. Ho fatto fatica a trattenermi dal ridere e l’espressione sul suo viso era impagabile. Poi, finita la dettatura, sono andata alla mia scrivania ed ero già fradicia. Ho scritto le lettere e gliele le ho riportate, per farle firmare; il gioco mi stava eccitando al massimo. Mentre ero lì a guardargli firmare le lettere, ero di nuovo fradicia e, mentre mettevo da parte le lettere, mi ha chiesto di passare davanti alla sua scrivania, perché, a suo dire, c’era un errore di battitura, che voleva mostrarmi. Invero non c’era nessuna necessità che mi spostassi sul lato della sua scrivania, ma lui me l’ha chiesto ed io l’ho fatto; aveva ragione: avevo battuto per errore una lettera di una parola, quindi gli ho detto che l’avrei riscritta.
«Aspetti, non se ne vada; vediamo se ci sono altri errori nelle altre lettere!»
Mentre ero in piedi accanto a lui, la sua mano destra è scesa prima sulla sua gamba e, lentamente, si è mossa verso di me; poi è risalita lungo la mia. Mi aspettavo tutto ciò e son rimasta in silenzio; quando mi è arrivata al sedere, mi ha accarezzato delicatamente le chiappe; la cosa mi ha eccitato ancora di più! Poi, quando la sua mano è scesa a metà della mia gamba, sapevo che avrei dovuto fermarlo, ma, a quel punto, ero troppo eccitata per farlo e poi era quello che volevo. Ha preso a strofinarmi lentamente l’interno coscia, appena sopra il pizzo delle calze, poi si è spostato lentamente verso la figa bagnatissima. A quel punto, aveva messo da parte le lettere ed era intento ad esplorare la mia figa, ravanandomi con due dita ben piantate dentro. Io ero lì ad occhi chiusi ed il mio respiro era chiaramente affannato. Mi stava strofinando le labbra della figa e poi il clitoride ed io quasi sono svenuta per l’orgasmo, che ho provato quando mi ha strizzato con le dita il bottoncino.
«umhmmm…ooohh… siii!»
Sono venuta sulle sue dita e, quando finalmente ho riaperto gli occhi, lui mi ha sorriso e poi ha ripreso a lavorarmi la fica con le dita. Proprio quando ero di nuovo sul punto di venire, si è fermato, si è alzato, spingendomi in avanti sulla sua poltrona ed ho sentito la sua patta aprirsi ed i suoi pantaloni calarsi. Ho fatto fatica a riprender fiato, poi, all’improvviso, mi ha spinto dentro, da dietro, il cazzo più grosso che avessi mai preso in vita mia. Grosso, molto spesso, duro e lungo.
«Adesso basta, puttanella! Adesso è ora che ti faccia sentire il mio cazzo che stai provocando in maniera così sfrontata!»
Ha preso a pomparmi con dei colpi secchi e duri. Mi sentivo aprire tutta! Sentivo le pareti della mia vagina che si allargavano al passaggio di quel grosso membro che mi arrivava fino in fondo e la punta sbatteva contro la cervice; ad ogni colpo era un orgasmo continuo: ne ho avuti diversi ed in rapida successione; ogni colpo di quel cazzo, che mi sbatteva dentro mentre mi teneva forte per i fianchi, mi faceva emettere umori in gran quantità. Mi sentivo di nuovo montata come quando ero il giocattolo di Federico, il maschio maturo che mi aveva iniziato all’esibizionismo.
Finalmente mi son sentita di nuovo femmina e… troia! Decisamente era questo che volevo: un maschio capace di farmi impazzire a colpi di cazzo, fino al punto da farmi quasi perdere i sensi. Mi sbatteva con colpi fortissimi e continuava a dirmi che ero la sua troia.
«Lo senti, puttana, come ti sfondo! Mi hai fatto tirare il cazzo fin dal primo istante che ti ho visto. Ti sei divertita finora a provocarmi, ma ora ti sfondo! Farò di te la mia puttana! Godi troia, che voglio sentirti urlare!» Io godevo!
«Sì, scopami più forte! Sei un toro fantastico! Hai un cazzo meraviglioso che mi sta sfondando tutta! Dai, ancora che vengo! Porco, mi fai venire! Vengo!»
Ho avuto un orgasmo pazzesco! Sentivo il mio corpo scosso da brividi di piacere che mi procuravano sensazioni bellissime; poi lui, d’un tratto, si è sfilato da me e, dopo avermi messo una mano sulla spalla, mi ha costretto a scendere dalla poltrona e inginocchiarmi davanti a lui. Mi son trovata davanti il più bel cazzo che avessi mai visto in vita mia. Bello, lungo, grosso e duro, ben ricoperto dai miei stessi umori e, quando me lo ha appoggiato alla bocca, ho capito che mi avrebbe riempito la gola di crema. Me lo ha spinto dentro per bene, ordinandomi di ingoiare tutto. Ha preso la mia testa con entrambe le mani ed ha cominciato a scoparmi la gola.
«Adesso, troia, ti scopo la gola e poi ti sborro in bocca! Non voglio vederne uscire nemmeno una goccia!»
Ho fatto molti pompini in vita mia, ma era la prima volta che mi trovavo con le mascelle dilatate al massimo e solo poco più della punta di un cazzo in bocca! Mi teneva la testa ferma e mi pompava spingendo il cazzo sempre più dentro, quasi a soffocarmi; poi, d’un tratto, è rimasto immobile ed ha cominciato a spruzzare la sua sbroda.
«Adesso bevi, troia! Bevila tutta, puttana!»
Ho avuto un orgasmo in quel preciso istante, senza neanche toccarmi! Sembrava un idrante impazzito. Ad ogni schizzo mi gonfiava le guance e mi sentivo quasi soffocare; cercavo di spingerlo via con le mie mani, ma lui non si è spostato di un millimetro: è rimasto imperterrito ben piantato dentro la mia bocca, obbligandomi ad ingoiare tutto fino all’ultima goccia. Avevo paura di morire con quel cazzo in gola, poi lui mi ha lasciato respirare quel tanto che bastava e si è tirato indietro quel tanto da lasciare la sola punta del cazzo: ce l’avevo in bocca, mentre continuava a venire. Mi spruzzava la sua crema calda in bocca e giù per la gola. Però ero felice di esser riuscita ad ingoiare quell’enorme sborrata del mio capo. Mentre deglutivo, mi son accorta che il sapore era buono, forse un po’ salato e amaro, ma tutto sommato non era poi così male. Dopo averlo raccolto fino all’ultima goccia, l’ho pulito e lucidato alla perfezione; lui se lo è rimesso nei pantaloni e mi ha sorriso contento.
«Molto bene, mia cara! Di sicuro ripeteremo ancora questo gioco e perciò avrai un aumento di stipendio: lo troverai nella busta paga alla voce “incarichi speciali”. Adesso torniamo al lavoro!»
Mi tremavano le gambe, sia per l’emozione che per il piacere provato; mi ci è voluto qualche minuto, per tornare ad esser concentrata sul lavoro. Ero immensamente felice di esser diventata la troia di Mauro. Nel pomeriggio, Mauro mi ha chiamato di nuovo in ufficio e, appena son entrata, mi ha fatto cenno di chiudere la porta a chiave; quando mi son avvicinata alla scrivania, lui ha spostato la poltrona leggermente indietro ed ho visto il suo membro, già bello duro e pronto, fuori dai calzoni.
«Piccola troia, mi hai stregato! Ho ancora voglia nella tua fica! Dai, succhialo un po’, che poi te lo pianto tutto dentro!»
Mi son tremate le gambe, mentre sentivo immediatamente bagnarsi la fica. Mi son inginocchiata davanti a lui ed ho preso a succhiarlo e a leccarlo, quasi fosse la cosa più normale del mondo! Lui mi ha lasciato giusto il tempo di ricoprirlo di saliva, poi, dopo che gli ho tirato i pantaloni giù fino alle caviglie, mi ha fatto salire sopra di lui e ho preso a cavalcarlo, facendomi sfondare da quel membro così grosso. Me lo sentivo sbattere fino in fondo, ad ogni colpo era una scarica di piacere che mi travolgeva. Credo che mi abbia scopato per una buona mezz’ora, facendomi perdere il conto di quante volte son venuta. Poi, di colpo, si è sollevato, mi ha sdraiato sulla scrivania, con le cosce in alto, ed ha preso a pomparmi con un ritmo veramente devastante. Mi sfondava ed i miei seni sballottavano ad ogni colpo, poi, d’improvviso, è rimasto immobile ed ho sentito che mi stava inondando la vagina.
«Adesso troia, ti marchio con il mio seme! Ora sei definitivamente la mia troia! Senti quanto ti sto riempiendo?»
È rimasto immobile, mi dava solo qualche colpo secco e, ad ogni affondo, schizzava bordate di sborra bollente, che mi riempivano la vagina. Quando si è sfilato, mi son inginocchiata davanti a lui e, mentre sentivo che dalla mia fica colava la sua sbroda, ho preso a leccare il suo membro, fino a pulirlo completamente. Di colpo mi ha sollevato e mi ha baciato in bocca, lasciandomi sorpresa come non mai. Era la prima volta che un maschio, cui avevo succhiato il cazzo e leccato la sborra, mi baciava in bocca. Nemmeno mio marito era mai arrivato a tanto. Quando si è staccato da me ho visto la lussuria totale nei suoi occhi.
«Da questo momento sei la mia puttana! Adesso va a casa e fa leccare la figa, piena del mio seme, al tuo cornuto! Se dovesse obiettare qualcosa, fammelo sapere, che provvederò io a metterlo in riga!»
Sono rimasta senza parole! Ero stordita ed eccitata da tutto il piacere che avevo provato e, soprattutto, per l’immensa lussuria che era capace di esternare questo maschio. Quando son tornata a casa quella sera, Gianni era già rientrato e, mentre entravo, mi ha afferrato la gonna e me l’ha sollevata sui fianchi, constatando che ero senza le mutandine.
«Accidenti! Non pensavo che avresti avuto il coraggio di farlo! Ma l’hai fatto! Brava!»
Poi si è inginocchiato per iniziare a leccarmi. Prima di lasciarglielo fare, ho stretto le cosce e l’ho guardato dritto negli occhi.
«Eh no, bello mio! Se non sbaglio tra di noi c’era una scommessa! Io ho vinto! Quindi, come premio per la vittoria conseguita, voglio farti vedere quanto son diventata troia!»
Lui mi ha guardato senza capire ed io gli ho detto che gli avrei spiegato tutto a tempo debito. Subito dopo ho riaperto le cosce e lui si è messo a leccarmi. Si è fermato per un attimo, un po’ indeciso, poi ha sollevato lo sguardo e mi ha guardato con tutto lo stupore possibile.
«Ma… Amore, mi sembra che tu… Cazzo, ma sei piena?!»
L’ho guardato con aria di sfida.
«Certo che sono piena! Che cosa ti aspettavi? Te l’avevo pur detto che il mio capo è un porco e quando mi ha vista così conciata, da troia, mi ha scopato prima stamattina e poi circa mezz’ora fa, prima di farmi tornare a casa. Ha tenuto a precisare che dovevo farmi leccare la fica da te! Ora puoi scegliere: o ti metti a leccare ed accetti che, da questo momento, sei il mio cornuto, oppure io mi trovo un altro maschio! Ecco, ora sai quanto sono diventata troia!»
Non ho nemmeno finito di parlare, che mi stava già leccando in maniera fantastica. Ha raccolto tutta la sborra che gli colava in bocca e poi, d’un tratto, si è inginocchiato e mi ha spinto il suo membro tutto dentro. Ha preso a chiavarmi come un ossesso.
«Cazzo, amore, che troia che sei! Lo sento, sai, quanto ti ha sfondata quel porco! Deve avere un cazzo molto grosso! Accidenti, sei ancora piena di sborra! Ma quanta te ne ha spruzzato dentro? Mi fa impazzire sentire il mio cazzo che sguazza nella sbroda di questo tuo toro!»
Ho chiuso gli occhi ed ho pensato al cazzo di Mauro. Il movimento che faceva Gianni, era pressoché inutile, in quanto non sentivo scorrere fra le pareti della fica il suo membro, mentre la sensazione che mi dava nel sentirlo sguazzare dentro la mia fica, tra la sborra del mio amante, mi ha fatto avere un orgasmo, cui anch’egli non è stato indifferente. Dopo che è venuto dentro di me, l’ho costretto a leccarmi di nuovo e poi ho voluto che mi baciasse e, questo lo ha stupito ancora di più. Dopo siamo usciti, io sempre vestita ancora da troia e siamo andati in una pizzeria con dei tavoli all’aperto, lungo la passeggiata pedonale; mi son messa seduta con le cosce rivolte verso la strada ed ho visto più di una persona che si è accorta che ero a figa nuda. È cominciata così la mia carriera da troia personale del mio capo. Come minimo mi montava una volta al giorno e, a volte, anche due. Gianni non ha mai avanzato alcun problema al fatto che mi facevo sfondare davanti e dietro da lui! Godeva molto nel leccare i miei buchi riempiti da lui e, dopo un po’ di tempo, ha anche accettato il fatto che Mauro venisse la sera a casa nostra a scoparmi davanti a lui. Siamo andati anche in vacanza insieme, io e Mauro, ed ora che è passato più di un anno, Mauro ha espresso il desiderio di avere un erede, in quanto non è mai stato sposato. Ne ho parlato con Gianni e quando ha realizzato che mi sarei fatta ingravidare da lui, si è sborrato addosso, senza toccarsi.
Il mio cornuto non lo sa, ma sono già due settimane che non uso precauzioni. Spero solo che arrivi un bel maschio, come Mauro.