Di che sesso sei?

Eh, già. Avete capito bene.
Oggi non va più in voga chiedere di che segno sei, ma di che sesso sei.

Probabilmente queste persone amano stare sempre con il proprio cellullare in mano, navigando in cerca di qualcosa che possa avvalorare ciò in cui credono ciecamente, senza cercare qualcosa che possa smentirli e riportarli con i piedi per terra alla realtà.
Queste persone leggono troppo internet e pochi libri.
Le donne in primis, a cui consiglio vivamente i due libri di Rocco Siffredi, ed i miei La donna è tutta qui, e Roberto Malone, ovvero Storia di un porcospino italiano, di illustri madrigali e di copriletti infuocati.
Può essere un’idea per cominciare.

Transessuali, transgender, e chi più ne ha più ne metta.
La mia attenzione si focalizza certamente su coloro che seguono un percorso ben preciso per il cambiamento da uomo a donna, e viceversa.
Un caso trattato da Le iene di una ragazza di Firenze che, non riuscendo a adattarsi al proprio sesso, decide di diventare un ragazzo con un training, prima psicologico e poi chirurgico.

Chi si traveste è perché dallo psicologo non è passato, o semplicemente ha scelto la via più breve per prostituirsi.
E di omosessuali effeminati che inneggiano alla libertà sessuale scopando ovunque (anche in presenza di bambini?), lasciano il tempo che trovano.
Per carità: rispetto tutte le scelte. Ci mancherebbe.
Ma, a mio avviso, si sta travisando un po’ la situazione.
Stiamo soverchiando il termine libertà con qualcosa che non ha nulla a che vedere con quella di pensiero e di espressione.

Come per la religione che di rito ci battezza cattolici per poi (per nostra scelta) diventare buddisti o agnostici, così ad un ragazzo e ad una ragazza tocca imparare prima ciò che la natura normalmente offre loro, cioè gli uomini vanno con le donne, e le donne vanno con gli uomini, principio base per la procreazione futura.
È soltanto in un secondo momento, in età più adulta e consapevole, che sessualmente ci si può non riconoscere per quello che siamo, scegliendo di intraprendere un serio percorso per il cambiamento.

Sono contrario a quegli spot pubblicitari che mostrano l’omosessualità, maschile e femminile, in baci e abbracci. Sono spot che vanno in onda in tutte le fasce orarie, quindi anche in quelle non protette.
Così rischiamo di insegnare ai nostri figli che l’eterosessualità e l’omosessualità siano la normalità.

Cambiare sesso non è un credo o una necessità: è qualcosa di molto più profondo.

Qualche anno fa lessi su una rivista, di cui non ricordo il nome, di gay e lesbiche sempre più numerosi, e di un’intervista sul perché molti abbiano intrapreso la via dell’omosessualità. Rimasi sconcertato nel leggere che il cambiamento di molti (e molte) era dovuto ad un semplice disadattamento nell’approcciarsi e nel gestire i propri rapporti con l’altro sesso.
Molto blanda come giustificazione: basta con questi uomini sempre tutti uguali, basta con queste donne sempre tutte uguali. Diamoci alla diversità.
L’altro cinema di Pescara, uno dei pochi cinema a luci rosse che ancora sopravvive in un paese perbenista come l’Italia, l’80% del pubblico è omosessuale. Ed io per primo me ne resi conto quanto, una tantum per diletto, vidi molteplici “congiunzioni” uomo-uomo nel buio della sala. Non vi ho mai messo più piede, se non per montare qualche nuovo trailer al proprietario.
Oggi non si invita più una donna chiedendole «Lo vuoi?». Piuttosto si afferma ad un uomo «Tu sei omosessuale, e lo vorresti. Non è vero?», dando per scontato che due dello stesso sesso si capiscano meglio di due di sesso opposto.
Riadattarsi alla realtà sembra sia molto più faticoso che diventare omosessuali.
E così ho letto di coppie “scoppiate” perché lui non riusciva a trovare il punto G di lei, e lei il punto L di lui.
Una terapia d’urto per entrambi, no?
E di una coppia che non riesce ad addentrarsi nei meandri del sesso neanche alla visione di un film porno.

Quando vediamo un film porno il più delle volte immaginiamo di essere nel film porno, oppure immaginiamo un film porno tutto nostro. Ci eccitiamo di più che quando siamo realmente con una donna.
Perché?
Nei film (e nella nostra fantasia) i nostri genitali fanno da protagonisti. Durante il rapporto sessuale con la nostra partner solo alcune posizioni favoriscono la visione dei nostri genitali “in action”.
Nella posizione del missionario, per esempio, ho preso l’abitudine di far leva su d’un braccio ed invitare la partner, alzandole la testa con l’altro, a vedere la penetrazione anziché lasciare che stia con gli occhi chiusi ad immaginare qualcun altro al mio posto. Le scappò qualche parola sussurrata che mi face capire che quella visione la stava facendo impazzire dall’eccitazione.

Quando la partner non viene coinvolta nei nostri giochi, difficilmente riuscirà a far sentire coinvolti anche voi. Ed è proprio che in casi del genere un uomo chiude gli occhi affidandosi alle più sfrenate fantasie sessuali e ad una serie di immagini pornografiche per non perdere l’erezione.
”Un’orgiata” – parola con svariati significati tra cui anche quello di una bevanda color bianco con sfumature di giallo. Giusto per intenderci.

Giacché le donne per il 90% durante un rapporto chiudono gli occhi pensando di essere scopate da qualcun altro, il restante 10% che vi guarda negli occhi (anche a tratti magari per semplice vergogna o imbarazzo) sta scopando con voi.
Questo perché, e l’ho già detto in un mio precedente articolo (Perché le donne non la danno come lo darebbe un uomo?), la donna scopa con chi dice lei, che tradotto significa soldi, soldi, e soltanto soldi.
Se invece scopasse con chiunque le capiti a tiro, la percentuale di quelle che raggiungerebbero l’orgasmo sarebbe molto più alta dell’attuale 33%.

E se nell’acido ialuronico vi fossero spermatozoi?
Mettete via le cremine.
Per rimanere eternamente giovani basta scopare di più.
Ialuronico-Eiaculazione.
Qualche assonanza però c’è.

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