Dalla nostra partner ci si aspetta sempre il meglio. Ma spesso quel meglio non riesce ad essere nemmeno il principio di un orgasmo come natura comanda.
Talvolta “veniamo” giusto perché ormai ci siamo, e siamo stanchi di aspettare o trattenerci perché non ne vale la pena. La donna che abbiamo portato a letto non è all’altezza delle nostre aspettative e dei nostri appetiti sessuali.
Tutti noi nutriamo ogni momento della giornata le nostre fantasie sessuali surrogati da input esterni che affliggono e affannano, talvolta offuscando, le nostre visioni quando semplicemente camminiamo per strada. Quanti cartelloni pubblicitari o semplici insegne di intimo femminile, costumi da bagno ed altro attraggono la nostra attenzione, anche solo per un attimo, per poi pudicamente farci voltare altrove perché non possiamo ammettere che puritani non siamo? Siamo continuamente invasi da pensieri ossessivi di sesso e pornografia, ma guai ad ammetterlo. Sarebbe un errore fatale che potrebbe costarci il nostro bel faccino. E se invece le esplicitassimo, sarebbe molto più facile con la nostra partner raggiungere quell’intesa sessuale che vorremo, così come per anni ha aleggiato nei meandri del nostro intimo e nelle parti più remote delle nostre fantasie celebrali.
Quando la nostra fantasia è migliore della realtà il motivo è soltanto uno: non abbiamo interloquito abbastanza con la nostra partner. Badate bene che interloquire non significa farle il lavaggio del cervello perché il nostro fine ultimo è appagare le nostre fantasie sessuali, e basta. Bisogna appagare anche le sue di fantasie. Ricordatevi che in ogni rapporto, che sia di amicizia, amoroso, sessuale o altro, la reciprocità è quella che garantisce la sua infinita durata.
In questo modo ci sarà più facile trasformare una nostra fantasia in realtà.
E se la partner si rifiuta?
È quasi sempre così. Alle donne piace tirarla per le lunghe, farsi pregare, rendersi preziosa, e soprattutto non sembrare puttana. Perché? Perché lo è, come l’uomo è un grande puttaniere. Ma deve far di tutto per non sembrare, e noi dobbiamo fare l’impossibile per non farglielo mai capire, altrimenti il gioco si esaurisce in pochi attimi. Sembra che voglia condurre lei il gioco, quasi a voler essere una sorte di dominatrice, quando tutti sappiamo che i ruoli sono quelli del dominatore per l’uomo, e della donna che si lascia dominare.
A volte lo fa perché vittima del timore di restare incinta, e non vede l’ora di sganciarsi quando state per “venire”, presi dal culmine del vostro orgasmo.
Ma ora c’è la pillola (gratis!), quella del prima o del giorno dopo.
Evviva la pillola! Sotto a scopare, allora.
Ma anche con la pillola il problema per lei potrebbe non risolversi del tutto.
Le ostinate sono dappertutto, e spesso ce l’hanno solo per pisciare.
Le ostinatissime invece, con “quella”, ci scorreggiano pure.
La donna che vuole dominare non è una donna, è una mistress. La mistress sottomette l’uomo che vuole essere dominato, un lui che riserva un ruolo alternativo alle proprie fantasie sessuali, spesso succube di una logica consequenziale di abusi familiari.
Io domino, perché voglio dominare, e perché è il mio istinto (animalesco!) che me lo suggerisce. Tuttavia, nei miei excursus sessuali ho incontrato non poche che hanno preferito dominarmi che da me essere dominate. La mia faccia pulita, da ragazzetto quindicenne (anche se trentenne, quarantenne, e ora cinquantatreenne) ha lasciato che loro prendessero il sopravvento su di me (e le mie aberrazioni sessuali!), lasciando così che fossero loro a condurre il gioco. I risultati sono stati davvero miseri: sono venuto giusto perché dovevo, stanco di aspettare e di trattenermi.
Trattenermi il più possibile è il mio punto di forza per raggiungere l’orgasmo estremo.
Quando domino la mia eccitazione sessuale raggiunge il culmine. E con essa l’orgasmo. E con l’orgasmo l’appagamento. Esco dalla stanza soddisfatto e completamente svuotato, sia mentalmente che “fisicamente”.
E non parlo solo di partner occasionali incontrate un po’ dove capita.
Non nego che ce stato un periodo della mia vita in cui andavo con una certa assiduità con le prostitute di strada, in hotel, o in casa loro su appuntamento. Quando la mia ragazza non si lasciava coinvolgere in giochi erotici, ripiegavo con loro, le prostitute, pur di non mollare la mia donna al primo inconveniente.
«Dalle tempo!» mi dicevo, «È solo questione di tempo, e poi capirà e cambierà». Ma non è mai successo. La donna non è incline a cambiamenti, non è volubile. Resta ferma, rigida sulle proprie convinzioni. E allora mi è toccato la prostituta. Prima una, poi un’altra, poi un’altra ancora, e così via. Una volta per sbaglio caricai un trans. Me ne accorsi solo quando protesi la mano nei suoi bassifondi che qualcosa di piccolo penzolava. Rimasi basito. Mi arrabbiai perché non mi aveva detto di esserlo, e lei-lui mi rimproverò di non averglielo chiesto. Bella scusa. Ormai ero lì, col mio “affare” già dritto che reclamava l’orgasmo. E orgasmo fu. Mi ripromisi che la prossima volta avrei chiesto le generalità dell’accomodante, prima di passare all’opera.
Sono etero, e per ora non incline a gusti sessuali alternativi. Una figa e due belle tette sono quello che ancora oggi mi attraggono per la maggiore.
È stato però in Cina che ho trovato la vera figa da sballo, con poppe formose e ben fatte, la pelle liscia senza smagliature e pieghe superflue, seni prosperosi che stanno su da soli senza bisogno di reggiseni, sodi come quelli di una madre che allatta il proprio piccolo, duri e allo stesso tempo palpabili. E solo questo mi basta a farmelo drizzare.
Ed è stato sempre in Cina che il mio “lui” ha avuto a che fare per ben quattro volte (e con quattro ragazze diverse!) con delle vere fighe strette, talmente strette da sembrare ancora vergini. Strette ed elastiche, come una bocca che all’ingerire del mio “coso” si chiude risucchiandolo. Una sensazione che solo un “pompo” fatto ad hoc potrebbe avvicinarsi molto.
Ma una figa è una figa, e una bocca è una bocca, senza togliere meriti né all’una né all’altra.
Un paio erano bassine, mi arrivavano sì e no alla spalla. Ma si sa: “figa nana tutta tana”. Ed è vero: più sono basse e più sono compatte. E più son compatte, più la loro figa lo è altrettanto: bella, piena di ciccia!
Quattro ragazze, due magre e due prosperose.
Ed una quinta a figa larga che la penetrazione sembrava quasi un massaggio a due mani.
Esilarante!
Poco anale, a dire il vero, e non in Cina, e quel poco non è stato nulla d’eccezionale (la ragazza cinese predilige fino ad un paio di dita nel proprio ano – o in alternativa, un vibratore – nel mentre che la mia lingua razzolava sul suo folto pelo pubico e la sua clitoride).
Di una ragazza di Milano nei pressi di Via Melchiorre Gioia, mi ricordo del suo ano pressappoco largo quanto la sua vagina. Deve averne preso tanto lì pur di non rimanere incinta, perché quella era la scusa per giustificarsi. A conti fatti però mi accorsi che godeva più lì che altrove, manco se la clitoride si fosse trasferita. Gola profonda? No. Culo profondo.
Quelle cinque ragazze cinesi che ancora oggi penso con tanta nostalgia nelle mie giornate di solitudine mordendomi ancora le mani (No! Quelle ancora mi servono! Meno male che Dio ce ne ha date due…Talvolta la destra prende fuoco, e bisogna alternare con l’altra!) per il grande sbaglio nell’aver lasciato la Cina preferendola all’Italia.
Quest’Italia del cazzo.
Queste italiane che per dartela un po’, bisogna stamparsi il 730 sulla maglietta.
Ma andate affanc’..!