Racconti dallo Sfintere

RACCONTI DALLO SFONTERE
cioè dallo sfinterogeno, più noto come Canale Anale,
e quindi pensati col di dietro anziché col davanti
ovvero BELLO DIETRO

     Trattasi di una coppia di Milano, sposata da anni, e da anni già in bilico con la moglie in caduta libera.

    Lei con dei boccoli dorati che ama portare scoscesi su una spalla, lui già pelato a corona. Lei snella e in abiti succinti, lui in sovrappeso e sempre vestito impeccabilmente da manager. Lei estroversa, lui sulle sue.

     A detta di lei erano proprio quei boccoli scoscesi ad attrarre gli uomini.

     Come abbiano fatto ad andare avanti solo Dio lo sa. Senza figli. Lei sempre così “aperta” con tutti, lui sempre ligio alla fedeltà.

     Fino a che, scoperta la catena di tradimenti di sua moglie, lui non decide di prendersi la rivincita a modo suo.

     Sapendo che lei faceva accomodare sul loro letto di casa i vari amanti quando lui era fuori per lavoro, essendo un architetto, si ingegnò nell’invenzione di una bomba a tempo, o forse dovremmo dire fuori tempo. E la sistemò proprio sotto il loro letto. Fuori dal tempo. Un bel congegno che, una volta ricevuta la prima pressione data dai due accomodanti sul letto, un timer si sarebbe azionato. E se i due amanti

avessero smesso, la bomba, in mancanza della loro pressione, sarebbe esplosa.

     E il nostro architetto pensò bene di settare un tempo molto lungo, di molte ore, affinché non l’avessero vinta facilmente.

     Quello che però il signor tal dei tali non aveva calcolato è che la notizia avrebbe avuto da lì a poco una certa risonanza nazionale.

     Si. Perché, proprio come lui aveva previsto, la moglie fece presto arrangiare il nuovo amante sul letto di casa, già spogliati dei loro abiti. E da rito propiziatorio, la bomba si attivò.

     I due continuavano imperterriti senza accorgersi di nulla. Ma fu premura dell’architetto sistemare la voce elettronica di un uomo che li avvisava che “da questo momento l’unico modo di sopravvivere è quello di non mollare il vostro amplesso, e il vostro letto”, e quindi continuare a fare quello che stavano facendo.

     Il congegno aveva bisogno di una prima pressione per attivarsi, e poi di continue pressioni, o per meglio dire colpetti, per non esplodere.

     “Date dunque linfa ai vostri piaceri. Ed alla mia bomba.”, enunciava solenne la voce elettronica di quell’uomo.

    Impietriti per l’arcano e per essere stati scoperti dal marito, i due si guardarono in faccia con lei che pregava di non smettere, non per il piacere che egli le procurava, ma perché non aveva intenzione di lasciarci le penne.

     O forse dovremo dire i suoi adorati boccoli.

     Ma più andava avanti restando nella medesima posizione, quella del missionario, più si stancava. E più si stancava e più era prossimo a mollare.

     Ma non poteva. Ne valeva della loro vita e della loro dignità, anche se adesso di quella ne restava ben poco.

     E più lui perdeva colpi, più lei sospingeva il bacino di lui in avanti invitandolo a nuovi su e giù.

     Era arrivato ormai allo stremo quand’ecco che le viene un’illuminazione: afferrò il cellulare, rimasto lì da qualche parte sul letto, ed iniziò a chiamare qualche altro suo amante per poter dare il cambio a lui ormai stremato.

     Che bell’atto di solidarietà.

Non l’avreste mai detto di vostra moglie. E così uno, due, tre, quattro, dieci ed infiniti amanti si alternarono su quel letto al solo scopo di non farla saltare in aria. Quando gli amanti si esaurirono tutti, nonostante il numero imprecisato, la turnazione cominciò di nuovo da capo. E così uno, due, tre, quattro, dieci ed infinite turnazioni. Ma anche questo non servì a placare quella maledetta bomba. E mentre tutti erano già esausti, lei non si stancava mai. Si decise per un’alternativa a quello scempio: dopo aver individuato la bomba sotto al letto ed essendosi resi conto che nulla potevano contro di essa,  uno  di  loro,   avendo   amicizie  in  alto  loco,   propose   di chiamare il capo della polizia con la sua squadra di artificieri.

     Loro sì avrebbero saputo porre fine a quell’ambaradan.

     Continuando a mantenere sul letto un ritmo tamburellante a 16 bit, come in una discoteca, gli artificieri non si fecero a lungo attendere, e a dare un responso all’esito del loro esame di quel marchingegno così semplice nella sua creazione, ma tanto complicato per poterlo disinnescare.

     E, purtroppo, toccò stessa sorte anche agli artificieri che, a turno, si sono dovuti dare un gran da fare con boccoli d’oro, sempre al fine di non saltare tutti in aria.

     E tra un artificiere ed un altro, qualcuno di loro pensò bene di speculare sulla vicenda chiamando giornalisti da ogni dove, e chiedendo soldi a più che non posso.

     Il risultato fu che la voce divenne un coro, tutti seppero di tutto, e lui non beccò neanche un soldo.

     Neanche a dirlo: anche quei poveri cameramen dovettero entrare nella turnazione. Quando la notizia, accompagnata da immagini shock, ribaltò da una TV locale all’altra fino ad arrivare a quella nazionale, qualcuno in ufficio riconobbe la moglie dell’architetto e lo mandò a chiamare, non tanto per farsi i fatti suoi e di sua moglie, ma per pregarlo d’intervenire al fine di salvaguardare l’immagine  ed   il   prestigio   dell’azienda   per    cui   lavorava, giacché la maggior parte del loro catalogo offriva vibratori di vario genere e misura.

     E così il nostro architetto ritornò a casa sconfitto, consapevole di dover disinnescare quell’ordigno in presenza di tutti.

    Alla fine di questa rocambolesca avventura la moglie abbraccia il marito e, non ancora esausta, se lo porta (indovinate un po’ dove? Si, proprio lì) a letto.

     Direte voi: avrà imparato la lezione? Avrà capito che un marito non si tradisce?

     O avrà semplicemente imparato a disinnescare la bomba?

     La donna è veramente un animale strano.

     Sa dimostrare di essere attaccata ai soldi o alla posizione sociale di un uomo anche nei momenti più intimi e impensabili.

     È il caso di Luisa D. di una città del Friuli non pervenutaci che, trovandosi con l’ennesimo partner occasionale, era solita smaniarsi ed eccitarsi nei preliminari facendosi raccontare da lui l’entità del suo lavoro o business.

     Lui, messo in guardia da qualche predecessore di lei, aveva escogitato una trovata a dir poco eccellente nel suo genere.

     L’aveva mantenuta sulle spine senza rispondere alle sue impellenti domande fino al momento di indossare il condom, sul quale aveva appositamente fatto stampare a caldo il suo Curriculum Vitae.

     Alla visione non di quell’irto membro, ma di quel CV da business man dell’elettronica di consumo, l’eccitazione di lei andò in brodo di giuggiole.

     La storia del condom con CV venne tenuta nascosta per un po’, finché non fu proprio quella fabbrica di preservativi a fiutarne un possibile business, e ad inserirne in catalogo di diversi tipi, tutti con CV altamente qualificati, che per un po’ andarono a ruba.

     Tutti rigorosamente per Luisa D.

     Ci sono delle storie bizzarre, e dei nomi che aiutano la storia a diventare bizzarra.

     Questa volta siamo a Bologna le cui bolognesi vantano di essere grandi esperte di…sono di bocca buona, insomma. 

    Questa è la città dove il sottoscritto ha vissuto per circa 18 anni. E vi posso assicurare che almeno con quella non si sono mai smentite.

     Parliamo di una tale Giuditta, che tutti abitualmente chiamano Giudy perché di solito lasciato seguire da bocca, in modo da ottenere Giù di bocca.

     Il nome è tutto un programma. Ed il motivo non si distoglie più di tanto da quello accennato in apertura, a proposito di quelle brave ragazze della mia cara città natale. Solo anziché dare il di dietro per restare vergini davanti, le bolognesi preferiscono dare il di sopra.

     Tutto chiaro?

     Giudy aveva un ragazzo adorabile che, per lasciarlo tale, non ci faceva nulla. Ma proprio nulla finché matrimonio non sopraggiungesse.

     Siamo negli anni ’80 che non hanno nulla a che vedere con quelli di ora.

     E tira uno, e tira un altro, la nostra cara Giuditta si ritrovava sempre con la bocca occupata, e soprattutto piena.

     Guai a chiamarla Giudy la cui assonanza richiamava il suo seguito.

     Per tutti era Giuditta.

     Soltanto per tanti altri era Giudy.

     Tutto filava liscio, finché non arrivo il giorno che Giudy dovette fare i conti col nuovo sopraggiunto.

    E con qualcosa di enorme.

    E su e giù con la sua bocca, Giudy non vedeva mai quell’arnese andar giù. Sempre dritto, sempre eretto come appena sbocciato. Ma la cosa che più la infastidiva è che quel coso cominciava a puzzare orribilmente di sudore.  

     Così, per rendere alla ben meglio il suo lavoro, la nostra Giudy si tappa il naso.

     E quel gesto le fu fatale: perché lui, pensando che lei così facendo si procurasse maggior piacere, pensò bene di tapparglielo lui il naso continuando a spingerla a forza sul suo instancabile attrezzo.

     E quando finalmente arrivò alla meta, la nostra Giudy dovette mandar giù per forza quella grande inondazione, perdendo tutto il fiato che aveva, che poco ne era rimasto.

     Da   quel   giorno   Giudy sparì,  anche  se il mito

del suo nome era rimasto per molti anni avvenire.

     E di Giuditta? Si sa solo che si sposò con il prescelto che ancor oggi risulta essere ignaro di chi possa essere Giudy Bocca, o meglio Giù di bocca, tante volte che ne aveva sentito parlare dai suoi amici che l’avevano provata, ma che nessuno gli aveva mai indicato dove poterla trovare.

     Badate bene che la Giudy Bocca di cui vi ho parlato non è quella (o quello!) che attualmente gira sui vari social media.

     Non tanto lontano da Torino, a Moncalieri, si parla di come una giovane adolescente abbia adescato il giovane partner di sua madre che ha conosciuto il precedente fine settimana in una discoteca, una madre troppo premurosa riguardo alla verginità di sua figlia.

     Abbiamo una lei di circa 40 anni, separata e con una figlia quindicenne, ed un lui di appena 21, studente universitario.

     Dopo la reciproca conoscenza sul prato antistante la discoteca, fulcro del loro primo approccio, dove lui apparve alquanto insoddisfatto della premurosa prestazione di lei, i due si danno appuntamento per la domenica successiva a casa di lei.

     Ad aprirgli la porta è sua figlia quindicenne che prontamente avverte la madre, ancora sotto la doccia, del suo arrivo.

     E lo fa attendere nel salotto.

     Ma più che attendere, la figlia preferisce farlo accomodare sul divano del salotto. E una parola tira l’altra, ed ecco che il ragazzo confessa alla figlia della scarsa prestazione sessuale di sua madre.

     Quale migliore occasione per la figlia quindicenne di fare esperienza con un ventunenne?

     Quando la madre esce dalla doccia non solo li trova ancora all’opera, ma le tocca subire anche gli sberleffi prima di sua figlia, ormai non più vergine, e poi di lui che rincara la dose sulla sua asessualità.

LA POLIORGASMOS

     «Salve, sono Poli della Poliorgasmos.»

Così enunciava il volto del Signor Poli, suo inventore e manager, durante lo spot pubblicitario mandato in TV in tarda serata, quando i bambini (e i mariti) erano già a letto, e nessun occhio e orecchio indiscreto poteva né vedere né sentire. Quelle che volevano sentire erano lì, davanti allo schermo, pronte a prendere qualche appunto o annotare un possibile numero di contatto. Il nome Poliorgasmos faceva presagire il meglio per le donne, a cui il messaggio era rivolto, e per gli uomini addetti al servizio in forza appunto alla Poliorgasmos.

    Il Signor Poli continuava: «Alcuni scienziati hanno constatato che un atto sessuale dura mediamente 4 minuti, per quelle coppie già alla frutta. Il numero medio di “spinte” è di 10 al minuto e quindi di 40 per atto. Dando per scontato che la lunghezza media di un pene è di 16 centimetri, tranne che (ahimè, ahinoi) in alcuni casi, una donna ne riceve in media circa 640 centimetri. Una coppia compie questo atto mediamente 3 volte la settimana (se va bene), quindi 156 volte l’anno. 156 x 640 fa circa un chilometro. Perciò, cara signora, se lei non riceve da suo marito (o compagno) questo sostegno annuale di un chilometro che le spetta, allora si rivolga con fiducia a noi della Poliorgasmos».

     A questo già annunciato, si aggiungevano i prezzi di listino, i prezzi speciali per coppie appena sposate alle prese con la loro prima notte di matrimonio, le tariffe per quelli non ancora sposati, quelli ancora in fase di rodaggio, e gli sconti comitiva in caso di ammucchiate e “orgiate”, inteso come moltiplicatore di orge.

     Il tutto con la garanzia soddisfatte o rimborsate.

     L’inizio fu folgorante, tant’è che il personale della Poliorgasmos non bastava, ed alcuni erano costretti agli straordinari. Dagli straordinari si passò ben presto ai doppi turni, dai doppi alle triplette.

     Neanche facendo “consegne a domicilio” con un furgone, che prontamente recava il nome della Poliorgasmos e arredato come una tipica e succulenta alcova, mandato in tondo per le vie della città per rendere l’incontro di turno più piccante, non servì a colmare le suppliche, e neanche ad evacuare tutte le richieste.

     Finché il Signor Poli non fu costretto a mandare in onda un nuovo spot televisivo completamente differente dal primo: «Sono sempre io, il Signor Poli della Poliorgasmos. Come state mie belle signore e signorine? Soddisfatte?».

     E già da queste prime parole sembrava annunciarsi la catastrofe, che catastrofe ancora non era ma poco ci mancava.

     «Sono sicuro che siete tutte rimaste soddisfatte dei nostri servizi e dei nostri servitori. Ma proprio perché le vostre domande eccellono, abbiamo bisogno di nuovi servitori. Chi pensa di essere idoneo, potrà spontaneamente presentarsi presso la nostra sede in Via (tal dei tali) al numero (qual dir si voglia), o telefonarci al numero che vedete in sovraimpressione per parlare con il nostro addetto Signor (Pinco Pallino). Grazie. Vi aspettiamo numerosi».

     E in men che non si dica furono in molti ad accogliere l’appello, anche perché l’annuncio era sì stato mandato in onda a serata inoltrata, ma a differenza di quello rivolto alle donne inserito in palinsesti tipicamente femminili quali la serie TV “A cuore aperto”, “Stranamore”, telenovele strappalacrime e via discorrendo, quello per gli uomini era stato trasmesso in concomitanza di eventi sportivi e programmi sul calcio.

     Voi direte che tutto sarà andato per il verso giusto, vero?

E invece no. Perché? Non riuscite davvero ad immaginarlo?

     Se il pubblico maschile che ha risposto alla chiamata della Poliorgasmos, come un soldato a quella delle armi, è costituito dai mariti o i compagni di quelle cha hanno risposto al primo annuncio, quello rivolto alle donne, capirete ben da soli cosa sia successo.

     La  discrezione   può   funzionare.  Ma  dura  ben poco.

     E tutti i seguaci maschili del Signor Poli divennero ben presto dei Signor Polli, denunciati, denudati e spennati dei loro averi.

     Ed infine ingabbiati.

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