Tutta Tette

TUTTA TETTE
di MammaDalla69

L’immagine che vedete parla chiaro: un ristorante cinese a Shanghai, città dove ho soggiornato in vacanza per un paio di settimane, pubblica questa immagine su diversi siti e riviste specializzate del settore che hanno acclamato con gran fervore al lancio pubblicitario strabiliante del suo gestore a suon di “Più son grosse le tue tette, più ridotto sarà il tuo conto”, offerta valida solo per il giovedì. Il cosplay, che tutti sapete essere il vestirsi e l’imitare un personaggio dei fumetti o anime giapponesi (al Rimini Comix ogni estate si svolge una sorta di gara-manifestazione), ha fatto preferire i nomi giapponesi delle ragazze a quelli usuali cinesi. Le lettere sostituiscono i nostri numeri per individuare le misure delle poppe: per cui la A è la misura più ridotta, la G è per le tEttE gigantEschE.

Di clienti al femminile ne sono arrivati, anche di quelle che dell’offerta non sapevano nulla. Ma non tantissime, come il gestore sperava, e soprattutto niente tettone. Non perché la Cina ne sia priva. Anzi, tra quelle naturali e quelle artefatte, battono l’occidente di gran lunga. Viva l’oriente per quei (mammoni!) come me a cui piace degustare tettone di ogni genere, misura e qualità.

Pubblicamente l’intimità delle ragazze cinesi non salta mai fuori, tranne in alcuni casi sporadici. A tu per tu invece ci sanno fare, e sono molto più brave di molte nostre connazionali. Basta saperle coinvolgere, e loro coinvolgeranno te, anche in un ménage a tre. Parola di specialista 🙂

Come autore di romanzi e sceneggiature erotico-hard ho preso subito la palla al balzo. Scelgo così di fare una presentazione del mio libro Roberto Malone, ovvero Storia di un porcospino italiano, di illustri madrigali e di copriletti infuocatipresso un bar serale a base di cocktail, stuzzichini ed angolo lettura situato nella Roma popolare, bar frequentatissimo dai giovani e coppie di mezz’età, bar di cui preferisco non fare il nome.

Perché? Perché è stato un clamoroso flop. Nonostante parliamo di una grande città dove ci si aspetta una mentalità più aperta che retrograda o provinciale, le ragazze si sono mostrate a dir poco indignate all’idea di dovesi sottoporre ad una misurazione a vista delle loro tette per un libro (il mio…Aaaagh!) ed un caffè gratis. Non parliamo poi di quelle che arrivavano in coppia. Solo dopo ho capito che poteva scapparci il morto. Io!

Il gestore del bar, mio conoscente, aveva già chiamato qualche giornalista locale, suo conoscente, per pubblicizzare l’evento, nell’eventualità di poterlo ripetere nelle settimane successive. Vistone i risultati, tra clienti incazzati e quelli che si davano a gambe levate o per dispersi, il gestore chiama il proprietario, il proprietario chiama me, e mi manda via con un gentile vaffan…Altro non aggiungo.

Se l’evento fosse sopravvissuto, avrei avuto in mente anche una classificazione delle tette per la loro forma. Eh, sì. Perché non tutte le tette sono uguali.

Così mi ero inventato quattro classificazioni:

  1. Tette scoscese – cioè quelle che, una volta levato via il reggiseno, seppur sode cascano giù come due impiccati;
  2. Tette oblunghe (non hanno niente a che vedere con La cassa oblunga di Edgar Allan Poe) – sono quelle tette talmente afflosciate che sembrano due piccoli reni pendenti ai lati. Sì. Perché per capire come sono bisogna per forza non portare il reggiseno…E su, forza. Mettitelo ‘sto reggiseno, che son proprio brutte a vedersi.
  3. Tette a schiera – sono quelle che se viste da un profilo laterale appaiono come un lungo naso. E non sono mica male se di una certa misura (almeno una terza).
  4. Tette dannunziane – trovandomi da qualche tempo a Pescara, città natia del poeta Gabriele D’Annunzio (dove molte delle costruzioni abitative hanno le cosiddette terrazze dannunziane, cioè un’unica grande balconata ben squadrata che si estende per il lato più ampio dell’appartamento), le tette dannunziane sono quelle che una volta venivano definite tette a balconcino, cioè poco pendenti verso il basso e ben rifinite (squadrate appunto) ai lati.
  5. Tette di A***** (qui la privacy è d’obbligo) – Sempre a Pescara in Viale Marconi c’è la pizzeria A*****. La signorina che vi serve i tagli di pizza, a tavolo o da asporto (che non si chiama A*****, ma il nome le donerebbe tantissimo), dovendosi chinare ed allungare ad afferrare i tranci di pizza, le sue tette non penzolano nel vuoto come normalmente accade, ma restano su. Due tette che sfidano la forza di gravità.

Oltre ad essere giovane, carina e ben truccata, è vestita di un cappellino bianco e di una maglietta aderente, anch’essa bianca, attrazione (non innocente) per la quale potreste vedere i suoi capezzoli. Ed anche se non li vedete, arrapati come siete, vi sembrerà di vederli comunque. Non basterà un trancio di pizza al salame piccante a sbollirvi.

Attenzione: non perdete di vista le sue tette, e le vostre mani, altrimenti la vista di sicuro la perderete, e niente più tette di A*****. E non lasciatevi nemmeno sfiorare dall’idea di qualche avance con lei: voi e la vostra pizza potreste diventare ben cotti. Non si scherza con A*****. È un po’ come azzardarsi a chiedere ad una teenager “Com’è stata la prima volta?”: Non ve lo dirà mai e s’incazzerà di sicuro.

Un mio ex collaboratore mi diceva: «Una donna senza tette è come un uomo senza cazzo!». Mah…Sarà vero? Alle postere l’ardua sentenza.

Lascia un commento