Uno scambio culturale



Mi chiamo Anna ed ho venti nove anni. Sono sposata con Luca che ha un anno più di me. Sono alta un metro e settanta, mora, occhi scuri ed una terza di seno, gambe lunghe e ben tornite, mani con dita lunghe e bocca ampia con labbra abbastanza carnose, un bel sedere a mandolino, in generale sono una donna che ama il suo corpo e passa diverse sere alla settimana in piscina per tenersi in forma. Mi si potrebbe definire la classica bellezza mediterranea. Da un anno sono sposata con Luca, un bel ragazzo che, come me, ama prendersi cura del suo corpo ed anche lui frequenta la piscina da molti anni e per questo ha un fisico che, spesso, le mie amiche ammirano. Stiamo insieme da dieci anni e ne abbiamo trascorsi altri quattro convivendo, prima di sposarci. Luca è un ragazzo molto dolce, mi ama come nessuno altro potrebbe, quasi mi venera e mi fa sentire al centro di tutto il suo universo. A letto è un buon amante, dolce e premuroso, mi fa godere molto, anche se non è molto esperto; sono stata la sua seconda fidanzata e con l’altra non aveva fatto tante esperienze. Mi scopa con passione e desiderio, mi fa godere molto, quando mi lecca e poi ha una discreta dotazione, il che non guasta. Io lo amo, lui mi fa sentire molto importante e pure lui per me lo è sempre stato. Prima di lui avevo avuto due fidanzati, con i quali non ho fatto sesso completo, ma solo pompini e, per questo, quando glielo prendo in bocca, impazzisce di piacere Sono decisamente brava a succhiare il cazzo e poi lui ci scherza su, dicendo che, essendo una professoressa di lingue, non potrei non saper usare la lingua. Mi piace che ci scherza su, anche se è vero che sono un’insegnate di lingue straniere, parlo e scrivo correttamente inglese e tedesco e parlo correntemente anche lo spagnolo. Mi piace il mio lavoro anche se mi impegna tanto. Lavoro come insegnante in una scuola privata, dove insegno inglese per dodici ore settimanali e tedesco per altre sei ore. In questa scuola privata ci lavoro da tre anni e sono l’insegnate più giovane. Ho come colleghi un gruppo di persone che hanno una età che va dalla mia, al più anziano che è di dieci anni più grande. Come me, anche gli altri sono coniugati ed io sono l’unica che non ho figli e, per questo, tre settimane fa il preside mi ha chiesto se ero disponibile per la realizzazione di un progetto europeo sullo scambio culturale fra insegnati. Dopo averci riflettuto un po’ ho accettato. Non è la prima volta che vado in trasferta per conto della scuola. In estate, alla fine delle lezioni, portiamo sempre una classe di alunni a Londra per una settimana, al fine del perfezionamento della lingua; ci sono andata sempre nelle ultime tre edizioni; ho, inoltre, partecipato alle uscite ecologiche, andando con la mia classe a fare rafting ed altre iniziative simili. Per questo scambio culturale, mi son dovuta preparare con cura, poiché si sarebbe svolto in Polonia, a Varsavia per l’esattezza. Cosi una domenica mattina, mio marito si è dovuto svegliare molto presto per accompagnarmi all’aeroporto, dove avrei preso l’aereo che mi avrebbe portato, dopo circa due ore e mezza di volo, a destinazione nella capitale polacca. Quando sono arrivata, ho trovato ad accogliermi una giovane donna con un grosso cartello, scritto sia in italiano che in inglese. Mi comunicava che ero la ben venuta e subito mi sono ritrovata assieme a diversi altri insegnati di altri paesi, con i quali ho subito preso confidenza. Le persone, intervenute a questo scambio di cultura, erano fra le più disparate. Erano, in tutto, venti persone, cinque donne, compresa una polacca, una francese, dall’aria alquanto equivoca, una olandese, classica bionda con gli occhi azzurri e, infine una ragazza belga, dai capelli rossi. Io sono la quinta donna del gruppo. Dopo esserci raccolti tutti, ci conducono a Varsavia per prendere possesso delle nostre camere, dove alloggeremo, e scopro che siamo al centro della città vecchia e, dalla mia camera, si vede il fiume. Dopo un pranzo di benvenuto, ci accompagnano in giro per la città. La francese indossa una mise costituita da una mini mozzafiato e tacchi da urlo. Noto che molti dei maschi la guardano con occhi vogliosi e, ben presto, si delineano diversi gruppi di colleghi, che stanno, solo e sempre, vicini ad una donna. Mi sorprende il fatto che io mi ritrovo con un rumeno, di nome Igor, una montagna con delle mani enormi e braccia da paura, ma sempre taciturno, con Pablo, un collega spagnolo bel moretto, riccio e molto allegro e, infine, anche con Karl, un collega austriaco. Dopo un giro turistico, ci riportano di nuovo in albergo e, consumata una cena veloce, ce ne andiamo tutti a letto. Il giorno successivo è tutto un continuo di incontri e visite. Pranzo ad una mensa scolastica, dove mi ritrovo con i miei soliti tre amici. Mentre stiamo mangiando, passa la francese che sembra quasi nuda e io lo faccio notare ai miei commensali, parlando in inglese, ma precisando che, forse, non hanno fatto la scelta giusta. Igor mi guarda e, sottovoce, mi risponde che, al suo paese, di donne come quella, ne trova quante ne vuole e per pochi spiccioli. Gli sorrido compiaciuta e Karl, a sua volta, evidenzia come anche la bionda olandese sembra infastidita dal comportamento della francese. Mi rendo conto che ogni donna si trova sempre in compagnia di tre maschi e tutti si mostrano soddisfatti per quegli strani abbinamenti. La sera siamo liberi di muoverci a nostro piacimento ed i miei soliti accompagnatori mi propongono di andare a cena in un locale, che sta proprio dall’altra parte del fiume; Igor lo conosce molto bene, perché lui è già stato a Varsavia. Decido di accettare e mi vesto con un jeans aderente, un maglioncino e scarpe dal semplice tacco dieci. Quando mi presento ai loro occhi, noto che si rivolgono uno sguardo di compiacimento. Passato il ponte, ci addentriamo in un vicolo con una piccola scalinata, che ci porta davanti a una porticina, dove entriamo e subito ci troviamo in un bel localino, molto caratteristico, dove ci aspetta un tavolo già prenotato. La serata è un vero spasso. Ci divertiamo tantissimo e io cerco di non bere, non mi voglio ubriacare.
«Ragazzi, andiamoci piano con le birre, io non mi voglio ubriacare.»
Igor guarda gli altri due, mi sorride e poi, con molta calma, mi risponde:
«Tu non ti devi ubriacare, quando faremo sesso con te, voglio che tu sia ben sveglia e consapevole del piacere che ti daremo. E poi, spiegami come puoi ubriacarti, con una birra che ha solo pochi gradi di alcool?»
Li guardo per un attimo stupita, poi ci mettiamo a ridere di gusto. La cena e la serata scorrono in maniera divertente, ridendo ed ascoltando della buona musica live. Dopo la mezza notte, ce ne adiamo a letto, io saluto all’uscita dell’ascensore i miei tre amici che, molto educatamente, mi danno un casto bacio della buonanotte. Il giorno successivo è ancora più frenetico. Al mattino abbiamo un incontro con la stampa e ci portano in visita ad un giornale, dove veniamo anche intervistati e poi, insieme, andiamo nella loro scuola di giornalismo, dove interagiamo con insegnati e studenti. In questo posto ci offrono il pranzo e, nel pomeriggio, visitiamo altri istituti e, quando torniamo in albergo, sono le diciannove passate. Igor propone di tornare nel locale della sera precedente e questa idea è approvata da tutti noi. Indosso per la serata un vestito leggero e le solite scarpe con il tacco dieci. Poco dopo che siamo nel locale, mentre stiamo consumando un pasto leggero, comincia a piovere e io, che ho il terrore dei lampi, chiedo ai miei amici di tornare in albergo. Loro si danno un’occhiata e poi acconsentono e, quando attraversiamo il ponte sulla Vistola, arriva un bel acquazzone che ci bagna tutti. Corriamo fino all’albergo, dove arrivo inzuppata e fradicia dalla testa ai piedi. Karl fa una bella proposta, prima di entrare.


«Che ne dite di un bel pigiama party, dopo una bella doccia che ci riscalda. Prendiamo quattro birre e ci troviamo in una camera, per passare il resto della serata: non è proprio il caso di andare a letto così presto.»


Tutti si dicono d’accordo e propongono la mia camera dove incontrarci, per il semplice motivo che si trova nella parte estrema del corridoio. Sono bagnata ed infreddolita e poi ho paura dei tuoni quindi accetto e scappo in camera mia per una doccia calda e, quando ho appena finito di asciugare i capelli, li sento arrivare. Indosso una semplice camicia da notte, che mi arriva fino al ginocchio ed un semplice paio di mutandine molto caste. Il più elegante è Karl, che indossa un bel pigiama di seta, mentre Pablo ha solo una maglietta colorata e un paio di pantaloncini che arrivano a metà coscia, ed Igor indossa l’equivalente di una tuta ginnica. Entrano e ci sediamo sul grande tappeto vicino al mio letto, dove io appoggio le spalle, mentre Igor siede alla mia sinistra e a destra c’è Pablo. Karl è seduto davanti a me e tutti teniamo le gambe incrociate. Tra un sorso di birra e l’altro, parliamo della strana esperienza che stiamo vivendo ed ognuno esterna le proprie considerazioni sulle varie situazioni che si sono succedute in questi giorni. D’improvviso un lampo, seguito da un tuono fortissimo, fa tremare i vetri della finestra ed io urlo impaurita. Loro mi tranquillizzano ed Igor mi mette un braccio sulla spalla e riprendiamo a parlare, quando ecco un nuovo lampo, seguito da un tuono ancora più forte e io, urlando, mi giro e metto le mie braccia intorno al collo di Igor. Lui, delicatamente, mi stringe a sé e mi parla con calma, mentre mi accarezza il capo.


«Stai calma che ci siamo noi, niente e nessuno ti farà del male. Calmati.»


Lo guardo per un momento e, improvvisamente, un nuovo tuono fa tremare tutto. Urlo e mi stringo a lui, che mi avvolge fra le sue braccia forti e poi, inaspettatamente, viene a mancare la corrente e tutta la zona piomba nel buio. Ho avuto uno scatto improvviso e mi sono stretta di più a Igor e, per un momento, siamo rimasti immobili e, l’unico rumore che si sentiva, era la pioggia battente. Lui mi ha assicurato ancora e poi, non so bene come è successo ma le sue labbra erano sulle mie e ci siamo baciati, tenendoci stretti. La sua lingua è andata a cercare la mia e ci ha giocato, mentre mi accarezzava i capelli ed ho sentito altre mani sul mio corpo. Erano le altre persone che, visto il bacio fra noi due, si sono stretti di più e Pablo mi ha accarezzato la schiena, mentre Karl il sedere. Poi dopo, Igor, con un gesto molto dolce, mi ha sollevato e mi ha disteso sul letto, sfilandomi la camicia da notte che indossavo e son rimasta con le sole mutandine, che Pablo mi sfila in un attimo. I miei seni sono stati subito preda delle mani di Karl, che me li ha massaggiati, dopo essersi spogliato in un attimo e, quando mi son girata, mi sono ritrovata, davanti al viso, il suo cazzo già bello duro, lungo e abbastanza grosso, con una cappella grande che mi ha subito avvicinato alla bocca. Ho aperto le labbra e me lo sono infilato in gola. Lui mi accarezzava i seni, mentre la lingua di Pablo, simile ad un serpente scatenato, scorreva lungo lo spacco della mia fica, che già grondava umori a fiumi. Igor si è spostato un momento e si è spogliato a sua volta. Quando è tornato vicino a me, mi ha presentato il suo palo davanti alla faccia! Splendido! Lungo più di quello di mio marito, ma MOLTO più grosso, decisamente fuori dal comune e, sicuramente, proporzionato alla sua mole imponente. Ho subito cominciato a godere sotto i colpi di lingua di Pablo, che mi succhiava e leccava senza sosta, mentre mi ingoiavo il palo di Karl in gola ed Igor che aveva ripreso a massaggiarmi i seni con le sue mani enormi, all’interno delle quali le mie mammelle sparivano da quanto erano grandi. Ho goduto molto velocemente. Tremando dal piacere mi son lasciata sollevare e poi adagiare delicatamente sul cazzo di Pablo, che si è disteso supino e subito mi sono resa conto che, se lui era quello con il cazzo più corto, di certo lo aveva molto grosso, perché mi ha dilatato la fica fin quando non è arrivato in fondo, facendomi godere subito. Distesa su di lui avevo in bocca il cazzo enorme di Igor, mentre sentivo Karl che, molto delicatamente, mi stava lubrificando il buchetto del culo, che, per vero, non è vergine, ma è stato usato solo una volta, con mio marito che, dopo avermi sverginato, non me lo ha più chiesto, anche se a me non era dispiaciuto sentirlo nel culo. Mentre godo sopra Pablo, consento che Karl mi apra il culo e, dopo un dito, è passato a due e poi, dopo avervi fatto colare un po’ di saliva, ha appoggiato la cappella sulla rosetta, spingendovi dentro il cazzo. Mi son sentita aprire in due, mentre avevo Pablo davanti, che è rimasto immobile per agevolare l’amico che mi sfondava il culo. Igor osservava la scena, mentre io avevo il respiro accelerato. Poi, di colpo, mi ha piantato tutto il cazzo dentro e io ho gridato nello stesso momento in cui, un tuono fortissimo, facesse tremare tutta la stanza.

«…hhhhaaiiii!!!!!..piano! Mi……spacchi!»

Sono rimasti immobili: mentre Igor mi accarezzava e mi diceva di star calma, perché da lì a poco avrei sentito tanto piacere e che, poi, ci avrebbe pensato lui a sverginarmi del tutto entrambi i buchi. Ero così stordita dal sentirmi piena, che non ho dato molto peso alle sue parole ed essi hanno preso a pomparmi insieme e, ben presto, ho iniziato a godere a ripetizione. Ero travolta dal piacere al punto da incitarli a sfondarmi di più.


«…Sì, daiiii…Sì…VENGO! Godo… Sì…dai, sì… più… forte! Cazzo! Vengo!»


Ero piena, sia nei buchi che in bocca, con Igor che me la scopava con molta delicatezza, consapevole che le sue dimensioni non erano facili da ospitare in gola. Il primo ad arrivare è stato Karl. Dopo avermi pompato a lungo il culo e fatto godere due volte, l’ho sentito spingersi fino in fondo e godere con un gemito prolungato.


«Sì, piccola, ti inondo il culo! Sborro! Eccomi…ora! ORA!»


Mi ha inondato il culo di caldissima sborra ed io ho avuto un ennesimo orgasmo. Pablo è rimasto immobile per lasciarmi godere l’attimo fino in fondo. Anche Igor si è sfilato dalla mia bocca e, dopo che Karl si è sfilato da me, si è posizionato dietro ed ha appoggiato la sua enorme mazza fra le mie chiappe, sul buchetto che era ancora dilatato e pieno del seme dell’amico. Con un leggero affondo l’ho sentito entrare. Ero ancora stordita del piacere provato che, quando ho realizzato quello che stava facendo, era quasi tutto dentro. Mi son sentita aprire e dilatare le pareti del culo. Ho respirato forte ed ho guardato Pablo, con occhi sbarrati e la bocca aperta, da cui non è uscito alcun suono. Poi, incredibilmente, è stato tutto piacere. Mi sono sentita piena e ho incominciato a incitarlo a spaccarmi il culo.


«Sì, dai! … Lo voglio tutto dentro!»


Lui mi ha afferrato con le sue enormi mani per i seni. Li ho sentiti stretti dentro il palmo delle mani e mi son sentita sollevare e trascinare su di lui, che si è disteso seguito da Pablo, che ha continuato a scoparmi davanti, mentre lui ha inarcato le gambe e mi pompava da sotto. Lo sentivo sfondarmi il culo in maniera unica e sconvolgente. Ho ripreso a godere, quando Pablo è venuto e si è sfilato. Allora Igor mi ha rigirato e, messa a pecora, mi ha pompato il culo da dietro. Era sconvolgente! Mi sentivo sfondare le reni, lo sentivo nel profondo del culo e ci godevo come una pazza, mentre Karl mi ha infilato il suo cazzo in bocca e mi esortava a succhiarlo. Lo assecondavo fra un orgasmo e l’altro, fin quando, anche Igor è venuto. Mi ha stretto i fianchi e lo ha spinto tutto dentro, sborrando un fiume di seme bollente, che mi sembrava arrivasse fin dentro lo stomaco tipo clistere. Quando si è sfilato, ho avuto una sensazione di vuoto, ma lui non ha dato tregua: mi ha rigirato e, con il cazzo ancora gocciolante, me lo ha piantato davanti, con me che l’ho guardato stranita.


«Tranquilla piccola, ti scopo anche davanti: a me una sola sborrata, non riesce a farmelo ammosciare.»


Mi ha sollevato le gambe e lo ha spinto tutto dentro. Nonostante avessi già preso il cazzo di Pablo e relativa sborrata, lui mi ha aperto in due, quasi fossi ancora vergine. Lo sentivo scivolare fra le pareti ben lubrificate dalla sborrata precedente e scorrere fino in fondo. Quando la cappella ha battuto sul fondo, ho avuto un orgasmo che mi ha travolto. Lui è rimasto immobile e mi ha lasciato fremere, scossa dal piacere, poi ha sfilato un po’ quel palo e lo ha riaffondato con un colpo ancora più deciso. Ha continuato così, fin quando non ho sentito aderire il suo corpo al mio. Era tutto dentro! Penso di esser quasi svenuta dal piacere e, quasi inerte, l’ho lasciato fare. Mi ha scopato per un tempo indefinito, durante il quale mi ha rigirato in diverse posizioni semplicemente sollevando, con estrema naturalezza, il mio corpo e lasciando che anche gli altri si prendessero il loro piacere, penetrandomi sia nel culo che in bocca. Alla fine, messa di lato, mi ha scopato fortissimo e ha emesso in me tutto il suo piacere. Un fiume! Siamo rimasti tutti immobili, poi, lentamente, si sono rivestiti ed essi, dopo avermi aiutato a rimettermi in piedi (barcollavo come se fossi ubriaca), mi hanno salutato e se ne sono andati. Per ultimo è uscito Igor.


«Piccola, se vuoi resto. Se hai ancora paura dei tuoni, resto con te.»


L’ho guardato e, avendo constatato che fuori non pioveva più, gli ho dato un bacio e son rimasta sola. Distesa sul mio letto, ho cercato di dare un senso a quello che era successo: mi chiedevo come mai io, che amo mio marito, mi fossi permessa di vivere una simile esperienza. La stanchezza non mi ha dato il tempo di trovare una spiegazione. Il giorno dopo ero tutta un dolore. I miei buchi erano arrossati e, quando abbiamo fatto colazione, i miei amici mi hanno trattato con molto riguardo. Fortunatamente la giornata fu meno frenetica e, alla sera, quando siamo tornati in albergo, stavo molto meglio. La cena era con tutti gli altri e, il giorno dopo, saremmo tornati ognuno alle nostre case. Dopo cena i ragazzi sono venuti a salutarmi in camera. Li ho accolti molto cordialmente e, per un momento, siamo rimasti tutti in silenzio, poi Igor mi ha abbracciato, e non ho capito più nulla. Le loro mani sul mio corpo hanno destato il desiderio che avevo di provare ancora le forti emozioni della sera precedente. Il nostro è stato sesso da sfinimento, sì proprio a stremare, perché, alla fine, se ne sono andati che era quasi l’alba, dopo avermi fatto godere un numero infinito di volte ed esser venuti almeno tre volte ciascuno. Quando sono tornata a scuola, i miei colleghi mi hanno chiesto come era andato lo scambio culturale e io ho raccontato le varie esperienze. Durante la pausa caffè una delle colleghe, la più grande di età rispetto a me, si è avvicinata e mi ha chiesto con chi ero nel gruppo e se vi era un certo Igor. Alla mia risposta affermativa, mi ha sorriso e mi ha detto che, per il prossimo anno, cercherà di esser lei a tornare allo scambio culturale, perché “una volta che hai fatto coppia con Igor”, il mondo non ti sembra più lo stesso. L’ho guardata cercando di fingere di non capire, ma lei, che di scambi ne ha fatti sei, ha detto che era una esperienza unica che non si doveva raccontare: “meno si sa in giro e più ci si diverte”. L’ho guardata e entrambe abbiamo capito che era giusto così. Chissà se il prossimo anno ci riuscirà ad andar lei; per quanto mi riguarda, spero di poterci tornare io.

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